Interruttore magnetotermico

Premessa

Interruttore Magnetotermico

La corrente elettrica che attraversa un circuito produce fenomeni magnetici e fenomeni termici (riscaldamento per effetto Joule). L’interruttore magnetotermico, come si evince dal nome, racchiude in se due sganciatori, uno magnetico e uno termico, è detto anche interruttore automatico poiché è capace di interrompere automaticamente la corrente al verificarsi di determinate condizioni di pericolo, quali il sovraccarico e il cortocircuito.

Sovraccarico (Parte termica)

Si ha la condizione di sovraccarico  quando un circuito di un impianto elettrico viene attraversato, per un periodo di tempo più o meno breve, da una corrente più elevata rispetto a quella prevista per quel ramo dell’impianto. La condizione di sovraccarico elettrico è la più frequente causa di incendio e può dipendere da un’errata progettazione dell‘impianto elettrico, es: cavi di sezione non adeguata o interruttori sovradimensionati, o dall’incuria dell’utente, es: inserimento di più ciabatte in cascata, su prese previste per alimentare un unico apparecchio utilizzatore.

Cortocircuito (Parte magnetica)  

La condizione di cortocircuito si verifica quando due conduttori a potenziale diverso vengono in contatto, questa è una situazione molto pericolosa perché le correnti in gioco sono molto elevate e possono causare parecchi danni all’impianto elettrico e all’edificio stesso.

Funzionamento

magnetotermico

Le parti sensibili di un interruttore magnetotermico sono costituite da una lama bimetallica in serie ad un elettromagnete, questi due componenti vengono attraversati dalla stessa corrente elettrica che attraversa il circuito che devono proteggere. In caso di sovraccarico prolungato nel tempo la lamina bimetallica si riscalda per effetto Joule e, a causa della diversa risposta termica dei due metalli, si deforma aprendo il circuito. La deformazione del bimetallo viene tarata in base  alla massima temperatura ammissibile per il cavo che dovrà proteggere. L’elettromagnete, invece, scatta in modo quasi istantaneo, non appena il valore della corrente che lo attraversa supera un determinato valore di soglia.

Dati di targa

  • ICorrente nominale: è la massima corrente che non provoca l’intervento dell’interruttore.
  • ICorrente convenzionale di intervento: è la corrente che fa intervenire l’interruttore entro un ora.
  • INF Corrente convenzionale di non intervento: è la corrente che l’interruttore può sopportare senza intervenire per il tempo convenzionale di un’ora.
  • II Corrente di intervento istantaneo: è la corrente che provoca in modo istantaneo lo sgancio magnetico dell’interruttore.

Tipi di interruttore

Grafico MTD

Gli interruttori magnetotermici si dividono in tre tipologie che dipendono dal valore della corrente di intervento istantaneo:

  • Tipo B: II= 3-5 IN
  • Tipo C: II= 5-10 IN
  • Tipo D: II= 10-20 IN

In base al numero di conduttori interrotti possiamo dividere gli interruttori in unipolari e bipolari. I valori di corrente nominale IN più comuni sono:

6, 10, 16, 20, 25, 32, 40, 50, 80, 100, 125 A (ampere).

Un altro elemento che contraddistingue gli interruttori è il potere di interruzione, ossia la massima corrente che il dispositivo può interrompere senza subire danni. Infatti, una delle qualità che differenziano l’interruttore automatico dal fusibile è proprio la “riarmabilità” a seguito di un intervento.

I valori dei poteri di interruzione più comuni sono:

1500, 3000, 4500, 6000, 10000, 15000, 20000, 25000 A (ampere).

In ambito civile il 4500 A è un ottima soluzione.

Interruttore magnetotermico differenziale

mag-diff.jpg

E’ un interruttore che integra le caratteristiche di intervento sia del magnetotermico che del differenziale, quindi in un unica soluzione avremo la protezione contro:

  • Sovraccarico
  • Cortocircuito
  • Folgorazione (se coordinato con l‘impianto di terra).